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Minacce di VitaBuonasera, caro lettore o lettrice che perdi tempo su questo blog. Sarò sincero, devo ammettere che qui c'è veramente di tutto, da riflessioni esistenziali a invettive contro il sistema, dai cuori spezzati ai racconti più fantasiosi che io abbia mai scritto. In ogni caso, tutto questo sono io. Sotto tante facce. Potrei persino risultarti simpatico o tenero, ma la realtà è che, purtroppo, non me ne frega niente. Sono cinico, un pò stronzo, fedele solo alla mia morale, e non bado alla tua analisi psicologica. Non confondere la mia spiritualità e curiosità. Leggi e basta, sennò che diavolo di lettore saresti. Buona perdita di tempo.

venerdì 30 ottobre 2009

Ridere a briscola

E' come se in giro ci fosse una sorta di scala delle risate. Non è facile far ridere le persone, non sei sempre lo stesso quando provi a farle ridere e soprattutto, non tutte ridono e, se lo fanno, non ridono a tutto. E' difficile, ma c'è sempre il caso fortunato.
Ad esempio c'è il momento in cui ti serve un umorismo raffinato, di classe, la battuta cinica e tagliente da giocarti come l'asso di bastoni quando è briscola; e come a briscola funziona meglio se gli altri caricano, si sa la risata è contagiosa.
Ma non è uguale con tutti, c'è anche il momento in cui c'è bisogno della battuta che ti faccia imporre, che consolidi il tuo status quo, vigorosa ma ilare al punto giusto, cocktail perfetto di sagacia e bravura, quella va giocata come il tre di bastoni.
E come dimenticare l'appoggio, i punti, i carichi che fanno tirare una risata dopo l'altra.
Ma bisogna anche saper andare di liscio, perché in fin dei conti puoi prendere anche col cinque di spade.
L'importante è che devi sempre bluffare, anche se non hai briscola, perché il tuo avversario non lo sa, e ridere non è un gioco da nulla, è complicato, e ci vuole maestria. Inoltre, a differenza degli altri giochi, quando vinci nessuno ci rimane male.
E ora voglio un carico, diamine.

giovedì 29 ottobre 2009

Non capisco

Ci sono tante cose che non capisco in questo mondo in cui non mi identifico, in questa vita che non condivido, in questo paese che non mi aggrada. Ad esempio non capisco perché le persone si fissino così tanto coi loro obiettivi da dimenticarsi dei loro ideali pur di raggiungerli, ecco, non so per quale strano motivo nei balenanti pensieri la gente si dimentichi all'improvviso di una vita per un attimo; poi mi viene pure Leopardi a dire che il piacere è un attimo, ed è finito, e finirà sempre, ecco, forse capisco perché quell'attimo è così importante, ma è pur sempre un attimo. Non so se mi giocherei una vita contro un attimo di felicità.
Poi non capisco perché le persone riescano ad innamorarsi così tanto da odiarsi, al punto da giungere a odiare una persona perché lo si ritiene inevitabile, e non si trova altra giustificazione se non "il mondo funziona così", però se ci pensi bene lo sai che il mondo è vario, e le regole sono come fiocchi di neve, sempre diverse, ma non ti basta e continui a odiare, e amare.
Poi d'altra parte non capisco come si possa dire ipocritamente dire di amare quando lo si sa da se che non si ama; ok, escludiamo al più i casi di vero vagheggiamento, ma ci sono volte che una vangata in faccia ci starebbe a pennello.
Non capisco perché tutti si vogliano bene quando poi si vive sempre soli.
Non capisco perché scrivo quando sono triste, ma credo che tanta gente dovrebbe farlo.
Non capisco, ma lo faccio, e basta.

martedì 20 ottobre 2009

Solitario

A volte sono riluttante ad ammetterlo, ma è inevitabile, sono un tipo solitario. Preferisco spesso essere quello del gruppo che sta lì a pensare, rimuginando su chissà quale idea, mentre gli altri parlano del più e del meno. Sono fatto così. Ciò non vuol dire che odio la compagnia, no, capiamoci. A me piace, e anche molto, parlare con gli altri, il fatto è che si è eternamente egoisti in questa terra, e alla fine mi ritrovo a riflettere sugli altri la mia mente, quindi oggettivamente mi critico e ammetto di essere solitario, così per togliere dubbi.
E' questo anche il motivo per cui mi ritrovo a passeggiare, da solo, il motivo per cui sono spinto a mettermi le mani in tasca e incamminarmi per quel viale, pur senza senso.
Il motivo per cui, in realtà, non sono solo ma solitario è il motivo per cui penso: a cosa volete rivolgere i vostri pensieri se non agli altri? Alla fine da soli non si è nulla. E' per questo che sono spinto, dal mio essere introverso al mio essere estroverso. Egoismo? Solidarietà? Chiamatela come volete, ma alla fine ci guadagnano tutti. E preferisco così.

sabato 17 ottobre 2009

Io amo sfogliare i libri

Sfogli un libro, prendi qualche pagina, e poi riaffiorano dei ricordi. Ti ricordi di quando lo leggevi, di cosa hai provato, ma non è solo ciò che sa dirti l'autore, è quello che hai visto dentro i versi, quelle frasi, così nel tuo cervello si formano associazioni, collegamenti trai più disparati.
E rimembri tante cose, tante che magari volevi dimenticare, che invece ti porti appresso nel bene e nel male, ma più nella seconda perché quelle emozioni ancora fanno male.
Magari ci fai un pensierino sopra, dopo esserti fermato a leggere qualche riga, e riprendi a scorrere le pagine, domandandoti perché hai iniziato a leggerlo, quel libro, cosa ti diceva la testa, e riafforano sempre di più quelle immagini che hai dentro, che avevi nascosto o semplicemente dimenticato.
Alla fine però, chiudi quel libro, dicendo che sono solo ricordi, e per quanto gravi, appartengono solo al passato.
Poi lo riponi, e ti chiedi che senso ha, mentre il tuo cervello ritorna a pensare a quei fogli. Ma con fantasia.

venerdì 16 ottobre 2009

Quel bastardo del mio cane

Quel bastardo del mio cane mi ha morso il naso, e non credo volesse giocare a "chi ti ha preso il nasino", e anche fosse, lo dovrebbe sapere che quel gioco mi ha sempre fatto girare i cosiddetti. Poi dicono che gli uomini maltrattano gli animali, ma quando gli animali maltrattano le persone?. E pensare che gli volevo bene a quel piccolo ricchione. Vabbeh.

giovedì 15 ottobre 2009

Paesino di collina

L'aria di un paesino di montagna, anzi più precisamente di collina perché in montagna fa troppo freddo, è magnifica, specie la mattina. Non tanto presto, magari giusto il momento dell'alba da godersi appieno, però poi la sensazione di umanità, il sentir scorrere la vita di una cittadina e notare come al tempo stesso tutto sia calmo, pacato come ad assecondare il tuo ritmo, questo te lo puoi godere appieno solo verso le undici, magari di una giornata autunnale. Col sole.

C'è il brivido del fresco pungente, ma c'è anche il tuo cappotto che ti scalda, c'è il venticello che muove le foglie già cadute, ma vedi anche il sole nel cielo come a equilibrare il tempo. Forse è la duplice sensazione che più apprezzo, quella di sentirsi sia membro della globalità, sangue nelle vene di cemento, sia quella di osservare il paese e commentarlo come se tu ne fossi al di fuori. Immergersi dentro al verde del parco, al giallo delle foglie, al grigio dell'asfalto, al bianco delle case, e poi riemergerne apprezzando quel colore lì e quella forma là, giudicando le persone, ipotizzando, pensando e poi rituffarsi perché spinti dalla curiosità e tornare a guardare, a camminare, ad agire.

E' particolare l'emozione che ti da girare per le vie di un paesino. Ed è molto bella. E' Viva.

mercoledì 14 ottobre 2009

L'Indifferenza

L'indifferenza è un sentimento piuttosto particolare, e lo è ancor di più quando ti accorgi che accompagna la tua vita e ti domandi da dove diavolo sia sbucato fuori, solo che non lo sai, non lo puoi sapere perché fa così, l'indifferenza, un giorno non ce l'hai e il giorno dopo ti ritrovi cinico e distaccato.

A dire la verità, non lo ritengo neppure un male, insomma: fino a quando ti evita di roderti l'anima per qualsivoglia motivo, non ci trovo nessun problema, anzi, si rivela essere una preziosa arma necessaria a combattere la vita quotidiana a colpi di accettazione e menefreghismo.
È vitale in particolare quando riesci a sopravvivere in un colpo solo a drammi fisici (come la tua salute che si è appena presa una vacanza per le honolulu e ti abbandona nel bel mezzo del giro delle influenze) e psicologici (come il tuo cuore che non ha ancora capito un cazzo di cosa deve fare con le donne), lì ti accorgi davvero di non poterne, di non volerne più fare a meno.

Sia chiaro, non sto elogiando il tipo che sta sdraiato tutto il giorno domandandosi che scusa inventarsi oggi o il bastardo di serie A che se ne frega dei tuoi problemi: è diverso.
L'indifferenza è fredda, ma non vuol dire che la tua vita lo sia. E' solo che ci metti di meno a smaltire rabbia, passioni e rotture di cazzo che altrimenti ti attanagliano il cervello tutto il giorno rovinandoti altre ventiquattro ore della tua preziosa esistenza, i problemi non ti straziano e magari sei abbastanza lucido da fare qualcos'altro, intendendo con altro un'attività con un grado di utilità per te stesso barra per il mondo maggiore di un pisolino in poltrona. E magari li risolvi, i problemi.

Poi non so, io preferisco il vivere al pensare.

martedì 13 ottobre 2009

Leggere o meglio vivere

Trovo molto appassionante e motivo principale per cui mi ritrovo ogni volta a leggere ore e ore un blog la mia capacità di immedesimazione nel personaggio; in realtà non entro nella testa del blogger di turno, più che altro è un'esilio dalla propria, un tuffo dentro un mare pieno di pensieri al più diversi da quelli che hai di solito.
Ad ogni modo, ogni tanto, accade che la lampadina del tuo ego si accenda, suscitata da una parola, una frase, un'idea di quello scrittore (sì scrittore perchè tutto questo succede sia che ti immerga in un libro capolavoro o in un diario online) , una sua conclusione amara, vera o magari anche divertente, al punto da sentire una vicinanza, un collegamento che ti spinge ad andare avanti, a divorare pagina su pagina tutto quello che ha da dirti, anche se ti sembra poco attinente, non importa, perché ora sai che c'è quel filo invisibile, quell'attrazione gravitazionale che ti incolla al monitor o al foglio, in cerca di un altro spunto, un nuovo barlume che ti illumini il cervello, contento del fatto che prima o poi lo troverai.
In fin dei conti non è male leggere così.

lunedì 12 ottobre 2009

L'ultimo pensiero

Se c'è una cosa che voglio che succeda nell'attimo prima di andarsene al creatore, quel momento in cui ti si chiudono gli occhi, non è certamente rivedere tutta la mia vita stile flashback. No no, i ricordi sono andati e poi già la conosco troppo bene. Piuttosto voglio vedermi i momenti migliori di Frankenstein Junior, in particolare la scena del vecchio cieco. Sì quella col mostro che viene praticamente demolito. Così, per sorridere.

domenica 11 ottobre 2009

Solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora

Mi sono rotto i suddetti fondamentalmente di due tipi di persone.

I primi sono quei nichilisti, cinici, bastardi che hanno perso ogni fiducia nella vita, nell'amore, ogni speranza di tirare avanti e si rassegnano nei modi più diversi, come quelli che si concedono all'egocentrismo più sfrenato; per fare un esempio i classici emo da facebook, ma anche tutti quelli che si dichiarano alternativi solo per poi non esserlo e rituffarsi a capofitto nella massa dei depressi cronici grazie al loro autosabotaggio, alla incapacità di capire che se in tanti periodi della storia ci sono stati depressi, disadattati, demoralizzati, è solo perché lasciare trasudare le proprie delusioni in scritti, opere, azioni, movimenti e guerre è il metodo numero uno per opporsi a queste, per risollevarsi; quindi la prossima volta che mi viene incontro un triste ometto dalla faccia pallida, sconfortato da un motivo possibilmente futile, in modo che il mio destro sia ancora più carico del destro che avrei già voluto tirargli, e stenderli a terra in un baleno urlandogli poi frasi rabbiose giusto per aggiungerci il carico da novanta.

I secondi sono quelli che si credono ottimisti, fiduciosi solo perché hanno ottenuto qualcosa che in realtà cos'è? Non è nulla, è questa la verità; mi da fastidio che si scambi qualcosa di valore infimo con i grandi successi che riempono la vita che di solito è un misero barattolino di vetro, un salvadanaio di coccio, fragile quanto capiente. E mi da fastidio la rassegnazione di fronte alla prima occasione, la mancanza d'entusiasmo per qualcosa che invece dovrebbe essere grande, ma è ovvio, se tutto viene preso alla leggera, alla leggera rimane. E così si scambiano le cose, e l'insignificante, il futile diventa grande, importante, magistrale, una pagliuzza di pirite scambiata per oro in un lago dell'Alaska.

Insomma, un pò d'entusiasmo, e intendo sano entusiasmo per ciò che dovrebbe entusiasmare santo dio, non farebbe male a nessuno.

giovedì 8 ottobre 2009

Sul Bus

Il bus, l'auto che milioni di studenti prendono ogni mattina per andare a scuola, dove succedono miriadi di cose, gente che si conosce, che si odia, che si ama, che lega. E' un posto incredibile, eppure le sue storie sono sempre relegate in un angolino, in un pezzetto di film dove viene usato come semplice intervallo; ma l'autobus non è solo questo.

Sull'auto può succedere di tutto, ma sicuramente si fa amicizia, questo è scontato. Conoscerai sempre qualcuno, a meno che l'auto non sia pieno di ragazzi trascinati dalla moda del momento che si divertono a contare le cicatrici sui polsi, ecco in quel caso sarebbe più difficile, ma un'opportunità la trovi ovunque. Alla peggio cambi autobus scuola quartiere città nazione.

Alla fine, invece, quello che ti colpisce di più è l'osservare la sua globalità, il suo insieme senza parlare, guardando e ascoltando la sua voce uniforme, le sue discussioni stravaganti che nascono, quel momento di follia che può nascere solo fra persone che condividono fondamentalmente una sola cosa: l'andare a scuola.
Ed è inevitabile che le disgressioni su ogni emerita idiozia raggiungano livelli abnormi, che si vengano a formare dei veri e propri personaggi, delle comunità nella comunità che si confrontano ogni giorno; e se guardi a fondo nel cuore dell'auto ci vedi di tutto, dall'innamorata che pensa solo al suo amore, al disperato per un compito, al ripetente in cerca di tranquillità ma che non può fare a meno di essere trascinato nel discorso, al cronico coglione che non perde un colpo per rovinarsi la reputazione. C'è di tutto, e un sospiro, una domanda, ti gettano nel vortice della vita dell'auto.

Forse in fin dei conti, c'è solo un'amiciza superficiale, sentimenti vuoti e soprattutto brevi, quando sei sull'auto, ma c'è davvero qualcosa che predomina: la solidarietà, il coinvolgimento, l'umanità. Perchè fra uno scherzo e una battuta, l'auto è la tua famiglia e quando meno te l'aspetti, ti aiuterà.

mercoledì 7 ottobre 2009

La brioche e la barba

It's a long way to vagina

Crescere è una cosa che avviene col tempo, ma ci sono sempre dei buoni consigli che puoi seguire, che magari col tempo rimpiangi di non aver avuto, di non essere stato illuminato prima; poi vedi su un blog, su un signor Blog ci sto, quelle perle di saggezza che hai duramente appreso a stenti, di cui sei più o meno fiero, e ti faresti quasi cadere una lacrima di gioia se non fosse per il motivo che non c'è nulla di cui riderci su. Perché ti rattrista comunque, sapere che la vita non è una favola.

Ad ogni modo, se portare le brioche vale punti-zerbino, sono sicuro che portare la barba funziona al contrario. Mi hanno illuminato anche su questo oggi. Alla fine è semplice e diretto il concetto, soprattutto esplicito: "Io porto la barba, quindi se ci provo con te vuol dire che faccio quel che cazzo mi pare."
E' un pò rude, lo ammetto, però funziona così. Lo zerbinaggio non va, e ripensare a quei momenti in cui ti ci sei applicato, anche con notevole impegno che ti ha portato a risultati zero, ti fa venire i brividi.
Non sono quello che viene a dire "Oh, non l'avessi mai fatto." no, l'ho fatto e sono sicuro che sia stata tutta esperienza, genere "impara l'arte e mettila da parte", così che quando ti ricapita eviti di fare la figura del tappetino del bagno.
Quindi la mattina, se ti viene l'impulso di raderti a zero per provarci con una ragazza, diavolo no, non farlo, ferma quella lama e ripensaci. Quando vuoi prenderti qualcosa, prendila e basta. E porta la barba.