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Minacce di VitaBuonasera, caro lettore o lettrice che perdi tempo su questo blog. Sarò sincero, devo ammettere che qui c'è veramente di tutto, da riflessioni esistenziali a invettive contro il sistema, dai cuori spezzati ai racconti più fantasiosi che io abbia mai scritto. In ogni caso, tutto questo sono io. Sotto tante facce. Potrei persino risultarti simpatico o tenero, ma la realtà è che, purtroppo, non me ne frega niente. Sono cinico, un pò stronzo, fedele solo alla mia morale, e non bado alla tua analisi psicologica. Non confondere la mia spiritualità e curiosità. Leggi e basta, sennò che diavolo di lettore saresti. Buona perdita di tempo.

lunedì 31 ottobre 2011

Non puoi avere tutto dalla vita

La vita è come fotografare, non puoi fare una bella foto e allo stesso tempo viverti il momento.
Non credeteci.
La vita è un pò stronza sotto questo punto di vista, è un'eterno dilemma di Schroedinger, se hai una cosa non hai mai l'altra.
Il problema è che il gatto magari a volte è vivo a volte no, è maledettamente variabile; la vita è un pò più monotona in ciò che ti concede, o quantomeno, è lenta a cambiare stato.

venerdì 21 ottobre 2011

Mi fa un pò paura l'odio per la violenza.

Allora, vorrei specificare che non sono uno di quelli che crede nella guerra come metodo di risoluzione dei conflitti internazionali o cazzate varie, come esportare la democrazia col Napalm e il C4, però in fin dei conti sono un pragmatico.
L'argomento della settimana, dopo i fatti del 15 ottobre, è la violenza come elemento da combattere perché inutile e dannoso per la società. E' dunque logico connettere questa affermazione alle vetrine rotte, ai sampietrini lanciati contro le camionette della polizia, alle macchine in fiamme del primo precario sfigato che abita a San Giovanni, e fin qui sono tutte cose dette e stradette che non voglio ritirare fuori perché sostanzialmente sono d'accordo.
Però, c'è un però.
Portiamo la discussione a un livello più profondo.
Al livello della realtà.
Macchine in fiamme, cassonetti in fiamme, vetrine spaccate. A chi è che importa di tutto ciò? Di chi sono i vantaggi? E' possibile che siano solo gli sfoghi di quattro ultrà, esaltati di diversa estrazione sociale che vogliono semplicemente spaccare tutto?
A me, come persona dotata di raziocinio, dà fastidio pensare che il discorso di una giornata tanto complessa e articolata si riduca a un semplice "odiamo la violenza, difendiamo la manifestazione".
Innanzitutto le dimostrazioni non possono essere pacifiche e tranquille in tutto e per tutto, non ci può essere gente spensierata e felice, altrimenti che diavolo di indignazione ci sarebbe in piazza; ci sono persone incazzate, arrabbiate, unite contro un disagio che le sta seppellendo, fango spalato sulle loro, sulle nostre facce, senza che nessuno riesca a fermare queste impunità.
E' quindi ovvio che in piazza non ci si vada col sorriso in faccia.
Ed è anche ovvio che prima o poi l'espressione adirata si tramuterà in rabbia, lotta (e non misera violenza) contro un sistema che non funziona e che, se non verranno ascoltate le richieste, si trasformerà anche in lotta fisica. In assedi, sit-in, strumenti di lotta contro la politica da sempre. Non lotta fisica però intesa come volontà di distruzione, ma come dimostrazione di forza, di potenza, di numeri.
Ecco, su questo vorrei riflettere, sui numeri.
C'erano tante persone a Roma il 15. I giornali dicono 200.000, ma io le ho viste quelle persone e ho confrontato l'area occupata con quella dei concerti fatti a roma e vi posso dire (sperando che vi fidiate) che quantomeno 800.000 persone c'erano. Un milione forse, insomma, tante. Troppe, per un governo che vince la fiducia per un voto, decisamente troppe.
Dico troppe non perché potessero effettivamente conquistare il parlamento con le spranghe, ma perché un milione di persone che manifesta, unito, compatto, fa paura. Impressiona. Condiziona le persone stesse, che si fanno forza l'un l'altra, manifestano sempre più disagio e si danno sempre più da fare per partecipare e difendere le loro idee. Magari scendono anche in piazza in un milione con le spranghe, tutti insieme, senza sfasciare niente persino. Ma quanta paura farebbero, gente? Quanta, a un governo che è lontano da quel popolo che cammina, marcia nelle vie? Tanta.
E se non ci credete, vuol dire che vi hanno già condizionato, con la loro politica del "pacifismo" inteso come manifestazione inutile e silenziosa.
Vuol dire che credete che non c'è altro modo di cambiare le cose se non con il voto.
Vuol dire che non credete più alla partecipazione alla vita pubblica, perché quella E' vita pubblica, per quanto non vi possa piacere e cercate nella pace la vostra scusa, il vostro scudo contro la necessaria incazzatura che scaturisce dal vostro animo e che vi vorrebbe in piazza con i Kalashnikov.
Vuol dire che vi siete arresi.
E che forse, è il momento di ricominciare a ragionare.

mercoledì 19 ottobre 2011

La Libertà è morta.

La libertà? La libertà è un diritto, ma è anche un dovere. La libertà vorrei ricordare ai perbenisti, ai maldicenti, agli ignavi, ai violenti senza fine, ai mercenari, ai falsi comunisti, ai poco onesti, non è una costante, ma un valore che va difeso e ribadito ogni giorno, ogni secondo della nostra vita. E la libertà non è la possibilità di fare quel che si vuole, ma l'indignazione contro qualsiasi cosa sia contraria ai diritti fondamenti dell'uomo, e la partecipazione alla lotta contro le ingiustizie. Non c'è altra via, non c'è una legge che difende la libertà, solo le persone possono salvarla; e quando penso a Giuseppe Uva, a Stefano Cucchi, ad Aldrovandi, ai morti per questo paese che si rivoltano nella tomba, beh, mi rendo conto che è tardi. La Libertà è morta, e ci vorrà tanto, tanto, tanto impegno e lavoro per farla rinascere in questo mondo.