Eccoci qui, al di sopra di quei cunicoli che sono i meandri di Roma, i tunnel sotterranei della notte artificiale; ma qualcosa nell'aria è differente.
Nessuno intorno a me è stordito, sconvolto, sembrano tutti sapere bene dove si trovano e continuano imperterriti nelle loro azioni: leggono il giornale, ascoltano musica, sbirciano in giro.
Eppure io sento che c'è qualcosa di diverso: rimango allibito e contemporaneamente incantato dalle rive del fiume, dalle rotaie che si affiancano alla carreggiata, come in un sogno.
Al flebile ma costante rumore del moto si aggiunge poi la rincuorante, meccanica ma affezionata, voce dell'annuncio, e colgo di essere giunto alla fermata di Lepanto.
Al flebile ma costante rumore del moto si aggiunge poi la rincuorante, meccanica ma affezionata, voce dell'annuncio, e colgo di essere giunto alla fermata di Lepanto.
Oh sì, Lepanto, direzione Battistini, il nord di Roma.
Il nord di Roma.
Ecco cosa cazzo c'era di diverso, io dovevo andare ad Anagnina.
Scendo di corsa e vado a cambiare binario, mentre maledico quella infima e intricata città.
E so che di sicuro perderò la coincidenza.
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