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Minacce di VitaBuonasera, caro lettore o lettrice che perdi tempo su questo blog. Sarò sincero, devo ammettere che qui c'è veramente di tutto, da riflessioni esistenziali a invettive contro il sistema, dai cuori spezzati ai racconti più fantasiosi che io abbia mai scritto. In ogni caso, tutto questo sono io. Sotto tante facce. Potrei persino risultarti simpatico o tenero, ma la realtà è che, purtroppo, non me ne frega niente. Sono cinico, un pò stronzo, fedele solo alla mia morale, e non bado alla tua analisi psicologica. Non confondere la mia spiritualità e curiosità. Leggi e basta, sennò che diavolo di lettore saresti. Buona perdita di tempo.

domenica 8 aprile 2012

Priorità invertite

Ultimamente mi è sorto un pensiero, una rivalutazione del modo di vivere odierno, un'abitudine abbastanza comune nella mia generazione, e anche in me ovviamente, che mi sta scervellando da un po'.
Siamo soliti attribuire un'importanza colossale alle relazioni interpersonali, alle storie di, se così si può chiamare, amore, mentre scende in secondo piano, come un dettaglio dell'esistenza, argomenti di interesse collettivo, come la politica e la società.
Non sono esule da questo comportamento, come i post precedenti possono testimoniare, però in fin dei conti mi sembra giusto spendere due minuti su sta cosa.

Mi sembra che tutto vada al contrario. Ci sono cose che meriterebbero un'attenzione profonda, una passione personale non indifferente, perché se la gente non ha più il denaro per arrivare a fine del mese, non si tratta di uno slogan da primarie ma di un problema reale, che influisce tutti noi e degrada la nostra qualità di vita. Se ci sono persone senza lavoro, dovremmo aver paura per il nostro futuro, tanto più se in ciò che è messo a rischio rientra anche l'istruzione. Possibile che non siamo capaci di vedere l'importanza, l'enorme importanza dell'insegnamento, della formazione di una nuova generazione? Che poi, noi stessi siamo quella generazione, quindi dovremmo incazzarci parecchio. Eppure sembra sempre un problema così marginale, lasciato ai quattro collettivi sparsi per gli atenei o nelle sedi di qualche gruppo neofascista, mentre lo studente medio lascia che sia il mondo a decidere per lui (non è tipo il contrario della democrazia, ora che mi ci fate pensare?).

D'altra parte, di fronte a questa risma di problemi, di cui ognuno meriterebbe decine di articoli di discussione e non è questo il luogo giusto per farlo, né tantomeno è l'obiettivo di questo post, ecco, dall'altra parte ci sono i problemi individuali di natura sentimentale. Ho visto, e vissuto, una quantità di seghe mentali dietro a delle questioni di una facilità e naturalezza imbarazzanti (ehi, mi piace quella ragazza!)  che mi portano a credere che ci sia una sorta di inversione delle priorità.

Non riusciamo, probabilmente, a vedere argomenti importanti per quello che sono, mentre il nostro animo viene costantemente pressato, in maniera masochista, da pensieri peggiori della realtà su quello che "dice il cuore". Istintivamente siamo portati a vedere l'evoluzione dei nostri rapporti come una faccenda naturale, eppure ogni volta si ricorre a una pesante analisi psicologica interiore, a discorsi molto seri, in cui si parla del nostro cuore come se si stesse parlando dei massimi sistemi. Mi sembra quasi che ci sia il desiderio di aggravare, di rendere più complicato, ciò che proviamo.

Beh, non credo debba essere così. Credo proprio che sia la società odierna che ci ha catapultato in un mondo dove cose belle e raggianti, come l'amore, l'amicizia, i sentimenti vengano analizzati sempre e solo col metro della paura e dell'orgoglio, come se le nostre emozioni ci categorizzassero in realizzati e non, in persone migliori, meglio dell'altro, meglio di lui, meglio di questo e quest'altro, io sono meglio di te.

Non sono forse le stesse canzoni ad essere ormai sempre più concentrate, terribilmente concentrate, su storie di infatuazioni da quattro soldi, vicende della vita quotidiana che poi in realtà, influiscono sulla nostra vita solo perché siamo noi a dargli tutto questo peso?

Ripenso agli anni 60. Agli anni 70. Il mondo pareva veramente essere diverso, la musica era diversa, probabilmente quindi anche le priorità. E mi sorge un dubbio.
Che la dottrina capitalista, individualista che si è evoluta mano a mano e ha preso piede nel mondo, non sia riuscita solo a distruggere la vita economica delle persone, ma anche il cuore delle ultime generazioni? E' stata capace di distoglierci dalla realtà, dalla vità, dalla felicità, indottrinandoci verso una visione cinematografica dei rapporti interpersonali, chiudendoci nelle maschere stereotipate dell'uomo di successo e della donna in carriera.

Vorrei tornare quindi a godermi la vita come quello che è, con semplicità, tranquillità e abbandonando tutte le seghe mentali, i pianti indotti che caratterizzano questi ultimi decenni, sostituendoli con allegria e ilarità, perché probabilmente, non stiamo più capendo un cazzo se c'è più gente che piange per Simoncelli che per Arrigoni.

(P.S: Questo è il mio centesimo post. Auguri!)



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