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Minacce di VitaBuonasera, caro lettore o lettrice che perdi tempo su questo blog. Sarò sincero, devo ammettere che qui c'è veramente di tutto, da riflessioni esistenziali a invettive contro il sistema, dai cuori spezzati ai racconti più fantasiosi che io abbia mai scritto. In ogni caso, tutto questo sono io. Sotto tante facce. Potrei persino risultarti simpatico o tenero, ma la realtà è che, purtroppo, non me ne frega niente. Sono cinico, un pò stronzo, fedele solo alla mia morale, e non bado alla tua analisi psicologica. Non confondere la mia spiritualità e curiosità. Leggi e basta, sennò che diavolo di lettore saresti. Buona perdita di tempo.

venerdì 26 settembre 2008

Il Problema

Qual'è il dilemma che assilla tutti noi, blogger più (guardate altrove) o meno (eccomi) esperti nello scrivere racconti, brani, articoli e post? Nelle mie continue analisi psichiche sull'origine delle cause, nel mio infinito processo di analisi riguardo ogni mio singolo pensiero, sono giunto ad una strana seppur originale conclusione.
Il problema è comunicare. Ogni post ha la finalità (celata o palesemente evidente) di inviare ai lettori un messaggio, non importa cosa riguardi: siamo tutti tramandatori di opinioni, elaborate nei nostri cervelli e dettate alle nostre mani per essere digitate su una tastiera.
Brevi o lunghi che siano, gli articoli contengono le idee, solide o momentanee, dell'autore, esposte e accuratamente inserite all'interno di periodi complessi e frasi semplici.
Per questo motivo, oggi mi limito a non dirvi null'altro che già non sappiate, o almeno ci provo. Già, una prova riuscita male in quanto ho, ad ogni modo, divulgato il mio punto di vista sull'argomento.
Ma non importa, basta saperlo.

sabato 20 settembre 2008

Gocce di Ferro

Quel pomeriggio le nuvole non accennavano a diradarsi, il cielo era cupo e incominciava a essere difficile scorgere l'orizzonte. La nebbia e la foschia non permettevano di vedere nulla oltre i venti metri, così come la pioggia forte e fitta disturbava la vista. Le gocce cadevano dure sull'ombrello, tamburellando come milioni di biglie rovesciate sulle mattonelle di casa, e proseguivano il loro cammino rimbalzando verso terra o fermandosi a riposare sopra la stoffa dei vestiti, ormai umidi e pesanti.
Era fermo anche lui, sul marciapiede di cemento, mentre osservava l'acqua scorrere verso i canali di scolo come file di auto che da vicoli secondari si gettano unite nella strada principale, persone diverse radunate in un torrente di smog e clacson. Nelle pieghe dell'asfalto il piccolo ruscello seguiva la forza di gravità, continuando impervio il suo percorso verso le fogne, raccogliendo i rifiuti della società: carte, sigarette, sacchetti di patatine e quant'altro sia troppo faticoso gettare in un cestino.
Chiuse l'ombrello. Ora le gocce scivolavano sopra i suoi folti capelli, lisciandoli sotto l'ordinato caos del diluvio, raffreddavano il collo come mani gelide d'estate, accarezzavano le mani e le loro curve, seguendole fino a cadere giù, fino in fondo.
Non era così male, la pioggia era quasi calda e quel tepore lo faceva sentire così libero. Con una calma inoppurtuna per chiunque, ripose l'ombrello nella borsa, bagnando i libri, gli appunti, le fotografie che aveva lì.
Cominciavano i tuoni. Rumori sordi nell'aria con forza si imponevano sugli scabri suoni della routine cittadina, lampi elettrici si sostituivano a lampi d'odio nella vita terrena.
Proseguì per il suo cammino, passo dopo passo, non badando alle pozzanghere che gli si presentavano davanti, nelle quali infilava tutto il piede fino a bagnare anche i pantaloni.
Giunse a casa, bagnato e sudato, sporco e esausto, probabilmente raffreddato. Mise la chiave nella serratura rimirando il cielo che lo aveva accompagnato in quel ritorno a casa, poi si sentì diverso mentre la girava, pensava alle gocce che aveva addosso e aprendo la porta, si sentì meglio. Aveva capito.

martedì 16 settembre 2008

Ricerca d'eresia

Non penso ci sia bisogno di commenti, basta guardare le ricerche collegate.
Se non ci credete, cercatelo con google da voi.
Spero solo che non venga mandato al rogo il mio motore di ricerca preferito.

domenica 14 settembre 2008

Sperando una notte bianca


Ma non in bianco.
Questa notte mi è dispiaciuto un pò saltare la Notte bianca di Roma, anche se Alemanno l'ha fatta al risparmio: è sempre la notte bianca, no? Mi sono tuttavia goduto Hancock e in seguito un'allegra serata al pub fra amici, chiaccherando di cose futili, come i drink, i panini e le dittature mondiali.
La luna piena è sempre adatta a queste notti, oltre a rendere meno drastiche le camminate inutili, alla ricerca di un locale che non c'è in un paesino sperduto.
Tuttavia, i pensieri son sempre quelli. Se volete sapere quali, chiamate il numero in sovraimpressione.
Basta noie, mettiamo su un pò di merengue e rilassiamoci, alla ricerca sia di una dannata partner per il corso di salsa, sia di un pò di felice brezza notturna.

sabato 13 settembre 2008

Già

Già - Sette Brevi Storie

Giovedì 17 Gennaio. Victor era appena nato e la vita davanti a lui era ancora trasparente e limpida. Era semplice, pulita e chiara, come una forma di creta, pronta per essere modellata dalla fantasia dell'artista. 
Come nessuno mai ci racconta, appena nati i nostri futuri possibili, le innumerevoli pieghe spazio-temporali che la maglia della nostra vita può creare, ci vengono mostrati sotto forma di fotoriassunti.
C'è chi vede la propria morte, ucciso dalla mala, chi vede l'amore in un fiore, lo sfortunato che si dispera in continuazione, il ricercatore di felicità nel mare.
Rimembranze anticipate di un destino scelto dalle nostre azioni.
Ma non hanno nessuna importanza i ricordi, per questo ce li dimentichiamo: il nostro futuro viene deciso così dalla nostra scelta, dalla nostra presa di posizione rispetto a ciò che ci circonda, preferendo un gesto ad un altro, una via ad un'altra.

Victor era molto piccolo, nato in un mondo dove le opzioni sono poche: ma la sua scelta era già iscritta nella voglia che aveva sulla fronte.
Voglia di felicità.
Già.

venerdì 12 settembre 2008

Foulard

Foulard - Sette Brevi Storie

Faceva caldo quella sera. Nella lussuosa villa nella provincia di Agrigento il clima torrido turbava la signora Angela; l'aria secca la rendeva cianotica e sudava da ogni poro per via del calore. Fuori dalla finestra si poteva ammirare il suo rigoglioso giardino siciliano, curato in ogni dettaglio dal marito, Giovanni: gli splendidi aranci frusciavano soavemente, mentre gli alberi di limoni con lentezza ondeggiavano, come zattere sospinte dalla corrente.
Il cane si era sdraiato sotto il portico, dove una leggera brezza lo aiutava a dimenticare la sua folta pelliccia. I raggi della luna delle due di notte illuminavano le mattonelle del vialetto, mentre sul cancello una luce fioca mirava tutti coloro che si avvicinivano.

Giovanni non era ancora rientrato. Era tardi, ma Angela voleva aspettarlo, aveva paura. Era terrorizzata dal fatto che il marito avesse preso la pistola, dal nuovo picciotto che sempre più di frequente aveva fatto loro visita a casa.
All'improvviso, un brivido attraversò il suo corpo. Dalla finestra non si vedeva più il cane, le piante erano ferme immobili nel prato; il cancello cigolava.
L'ultimo rumore, un grilletto. Un colpo. E il suo corpo cadde a terra, esanime.
Il sangue usciva dal collo e inondava il prezioso foulard che il marito le aveva regalato per compleanno; un dono pregiato, ma mai quanto il dono della vita.
Morì nel terrore. 

giovedì 11 settembre 2008

Eclissi

Eclissi - Sette Brevi Storie

Era notte. Il cielo nero nascondeva le stelle, piccoli brillantini nello spazio, sovrastati dalla maestosa luminosità della preziosa corona provocata dall'eclissi solare. Milioni di telescopi puntavano il meraviglioso fenomeno che affascina l'umanità da secoli e secoli; eppure Frederick, quel giorno, non degnò di uno sguardo la volta celeste.
Aveva preferito rimanere chiuso in casa, evitando di guardare la volta celeste, estraniandosi dal mondo intero, fuori dall'illusione collettiva. Il ricordo della morte di Clara ricorreva, ad ogni anniversario, nella sua testa: così da dieci anni, non era mai riuscito a staccarsene.
Neanche quell'evento straordinario lo consolava, preferiva concentrarsi sul suo dolore.

L'angoscia devastava il suo cervello, la rabbia percorreva i suoi muscoli contratti e le lacrime inondavano il volto, riempendo gli zigomi scavati e le guance secche. Non poteva sopportarlo, non più. Aprì la finistr del 9° piano, guardò per l'ultima volta il cielo e si tuffò.
Solo in quel momento, in quell'istante, capii. Aveva perso la partita col mondo. Così, morì.

Al suo funerale, giunsero tutti i suoi cari. E gli amici, le vecchie conoscenze, i compagni di viaggio, di studio. Tutti quelli che avrebbero potuto dargli la felicità che aveva sempre cercato. Ma se ne era accorto troppo tardi.

mercoledì 10 settembre 2008

Dalia

Dalia - Sette Brevi Storie

Dimenticato da Dio, sorgeva sull'altopiano centrale del Messico un piccolo casale. Ricoperto di delicati e originali arrampicanti, appariva come una versione in miniatura dei giardini pensili. Il giardino secco ma curato evidenziava l'adattamento al clima impervio dei proprietari.
Alejandro, il loro giovane figlio, amava passare il tempo all'aperto, sia nel cortile, sia raggiungendo il vicino paese; adorava soprattutto compiere il tortuoso percorso che lo portava lì, poichè passava sempre davanti alla casa della vecchia Inés, la quale, come una nonna, conferiva sempre al ragazzo una tortilla, croccante e gustosa come non ne aveva mai mangiate.

Un giorno, scendendo verso il paese con il delizioso pasto nello zaino, incontrò una ragazza, circa della sua età. Voleva conquistarla, ma come poteva fare? Ci pensò un poco, fino a quando la soluzione più ovvia comparve nella sua mente. Prese la tortilla e con fare timido si avvicinò a lei.
Quel piccolo pezzo di pane, con la sua salata croccantezza, conquistò la donna.

La felicità esplodeva nel cuore di Alejandro. E tutto merito di una sola, piccola tortilla. No, non era merito della tortilla, doveva ringraziare Inés. Un altro dilemma nasceva nel suo cranio, ora; la sua famiglia era povera, non poteva permettersi nulla che la vecchia non avesse già, cosa regalarle mai. Un pensiero tuttavia giunse all'improvviso: come la tortilla incantò una donna, un pezzo di pane donato con amore, così il giovane avrebbe potuto regalare alla vecchia qualcosa che provenisse dalla sua casa, reso speciale dal sentimento con cui sarebbe stato posto. 
In quel momento, tutti i giorni passati nel giardino valsero a qualcosa: si ricordò di un angolo nascosto dove crescevano dei fiori dai colori vivaci, particolari; sicuramente i migliori che poteva cogliere. 
Il giorno dopo si recò in paese leggermente prima e, senza che Inés l'aspettasse, gli consegnò quei fiori, riempendo di gioia il cuore della vecchia.

Fu così che Inés sparì, dopo aver reso felice un'altra persona. E anche lei, nel profondo, era commossa, per quella Dalia donata a ... No, forse non è necessario che sappiate chi sia. Non è importante. Chiunque sia stata, lei era Inés, una vecchia felice, niente di più.

martedì 9 settembre 2008

Cern

Cern - Sette Brevi Storie

Come tutte le sere, Kevin Veiller si aggirava per i corridoi del laboratorio sotterraneo del Cern. Aveva appena finito il suo turno di ricerca e si preparava a tornare a casa. Il freddo invernale lo attendeva nella sua automobile, sulla via che lo avrebbe portato a Ginevra, sull'uscio della porta, nell'abitazione piena di solitudine.
Così, come abitualmente faceva, esplorava il labirintico laboratorio, trovando nuove porte, salutando vecchi amici e conoscendo nuovi scienziati, tecnici e collaboratori. Un passatempo che gli aveva sempre dato tante gioie e aveva riempito di emozioni il suo cuore vuoto e crudo.
Tuttavia quella sera c'erano meno persone, probabilmente perché era la vigilia di Natale. Accompagnato dal silenzio dei suoi passi, Kevin giunse ad una porta, sulla quale vi era iscritto: "Ricerca e Sviluppo LHC". Tutti parlavano del Large Hadron Collider al Cern, così, spinto dalla curiosità che lo sosteneva sempre, lo scienziato prese il suo tesserino magnetico e entrò nella sala. Quanti fogli, quante carte, quanta ricerca. Tutto per il bosone di Higgs, per la scoperta della vita, avvicinarsi a Dio forse? O solo allontanarsene prostrandosi a un buco nero? Questo Veiller non lo sapeva e forse non l'avrebbe mai saputo.

Appunti sparsi su un'opera divina, troppo magari. Una strana sensazione pervase la sua mente, tutte in una volta le emozioni si liberarono nel suo corpo: un pensiero gli balenò in testa. Uscì dalla porta, saltò in macchina e si diresse verso la periferia di Ginevra.
L'orologio digitale segnava le 23 e 39; era ancora in tempo.
23 e 58: non ricordava così la casa dei genitori. Entrò. Quanti anni che non si faceva vedere!
E poteva forse nel cuore del padre e della madre essere più importante il bosone di Higgs, Dio e la creazione, oppure il semplice ritorno del figlio?

Kevin per la prima volta celebrò il natale a casa, dopo interminabili anni di assenza. E fu più felice così. Semplicemente.

lunedì 8 settembre 2008

Quanti mesi?

Quanti mesi? Quanti ne sono passati? Troppi.
Non mi fido più del coccodrillo; sono stato troppo poco scaramantico. Non c'è più nulla da fare, o forse sì. Sì! Il mio primo dialogo postato su questo blog:

Otto: "Anna, io ti amo."
Anna: "Anche io."
Otto: "..."
Anna: "..."
Otto: "Ci baciamo?"
Anna: "Dopo."
Otto: "..."
Anna: "Scherzavo."

Bene, è ora di modificarlo. Contro la sfiga, ora e per sempre, altro che Swarovski:

Otto: "Anna, io ti amo."
Anna: "Anche io."
Otto: "..."
Anna: "..."
Otto: "Ci baciamo?"
Anna: "Dopo."


Okay, proviamo così. Vediamo un pò che succede.

domenica 7 settembre 2008

Balene

Balene - Sette Brevi Storie

Blu era il mare, blu era il cielo. Il sole del tardo pomeriggio illuminava il mare del nord mentre la nave Water Crawler II solcava le acque. Il freddo polare si faceva sentire, anche sotto i pesanti abiti indossati dal capitano Enric.
Figlio della ricca famiglia Dustler, sin da piccolo aveva avuto un sogno: navigare. Era appassionato di ogni tipo di scafo, dai gommoni agli yacht, dalle barche a vela alle navi da crociera; ma tutto ciò rimanne sempre un suo semplice hobby, niente di più, niente che influenzasse la sua lussuosa vita.
Passati i trent'anni tuttavia, un giorno d'estate, sentì parlare di un fenomeno spettacolare: nei mari polari, quando vi era l'aurora boreale, una balena saltava fuori dalle acque gelide e emanava un canto favoloso, così dolce da incantare uomini e animali per una notte intera.

Così ora si ritrovava da mesi, con il suo modesto equipaggio, in giro per i mari artici. Aveva aspettato per notti intere la melodia cetacea, ma non era mai riuscito ad udire nulla.

Perchè disperarsi però? Più navigava, più tempo passava lontano da casa, più iniziava a conoscere il suo equipaggio, più si accorgeva quanto fosse agiato e fortunato. Fisicamente e mentalmente si allontanava dalle sue ricchezze e si avvicinava all'avventura. Ormai vecchio, i suoi marinai lo apprezzavano per quanta umiltà e saggezza aveva guadagnato durante il viaggio.
Anche Enric si accorgeva di essere cambiato, si sentiva meglio, e aveva ancora un pretesto per continuare a viaggiare.
Era finalmente contento, aveva coronato il suo sogno.

Così le balene dell'artico, nascoste, continuavano a seguire la nave, assicurandosi che il capitano continuasse a navigare. Per sempre. Felice.

sabato 6 settembre 2008

Astri

Astri - Sette Brevi Storie

Anche nella notte più tenebrosa, nell'oscurità della propria vita, una piccola costellazione, dimenticata dall'astrologia e dall'astronomia, può portare un barlume di speranza nell'anima.
Fu così che in una notte australiana, Carl Boyer si stese per terra, nella fattoria dello zio, poco lontana da Melbourne, e ammirò nel cielo australe la costellazione dell'Apus. Non seppe per quale motivo, e tutt'oggi non saprebbe darne una spiegazione, ma la complicata ricerca che lo aveva condotto a identificare quella costellazione nello spazio la entusiasmò moltissimo. A Melbourne non era mai riuscito nell'impresa: quante luci offuscavano la vista, milioni di lampioni per le vie della città accecavano l'uomo al cospetto della vastità dello spazio. Sì, Carl Boyer aveva avuto molto dalla vita, era benestante, non gli era mai mancato nulla: ma solo quella sera il suo spirito si sentì libero.
Abbandonò agi e lussi, vendette la sua casa in città per acquistare una nuova fattoria, dove si recò a vivere per il resto della sua vita.
E per quanto fosse semplice la sua vita, per quanti problemi poteva avere, per quanti dilemmi poteva porsi, ogni sera, sdraiandosi sotto il cielo stellato, ammirava la costellazione dell'Apus che lo risollevava.
Non seppe mai perchè, ma Carl Boyer, da quel giorno, fu felice.