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Minacce di VitaBuonasera, caro lettore o lettrice che perdi tempo su questo blog. Sarò sincero, devo ammettere che qui c'è veramente di tutto, da riflessioni esistenziali a invettive contro il sistema, dai cuori spezzati ai racconti più fantasiosi che io abbia mai scritto. In ogni caso, tutto questo sono io. Sotto tante facce. Potrei persino risultarti simpatico o tenero, ma la realtà è che, purtroppo, non me ne frega niente. Sono cinico, un pò stronzo, fedele solo alla mia morale, e non bado alla tua analisi psicologica. Non confondere la mia spiritualità e curiosità. Leggi e basta, sennò che diavolo di lettore saresti. Buona perdita di tempo.

lunedì 25 febbraio 2008

Cloverfield

Pre-Scriptum: cercherò di spoilerare il meno possibile, ma non vi assicuro niente.

Prima di parlare del film, vorrei descrivervi qual'era la mia situazione prima di vederlo.
Per prima cosa, avevo già scaricato il film il giorno prima, ma qualche furbone aveva graziosamente scambiato il vero video con un fantastico "The Crash", ottimo film, ma non volevo vedere quello. Se volessi vedermi "The Crash", cercherei questo sul mulo, non ti pare geniaccio :D?
Dopo aver maledetto l'autore del file, scritto sul Deathnote il suo nome e bestemmiato in aramaico antico, ho aggiunto alla coda dei Download 4 nuovi Cloverfield, per sicurezza. Fortunatamente il primo era lui e sono riuscito a vedermelo.
Chiaramente comprerò anche il DVD a breve, appena esce.

Oltretutto ero anche influenzato (non nel senso che mi avevano fatto cambiare opinione, semplicemente ero stato attaccato da simpatici batteri da cui dovrei essere vaccinato), e mi sentivo assonnato, stile post-pranzo di Natale.

Dopo una lunga attesa (ben 3 giorni), riesco finalmente a guardare per intero l'amato lungometraggio.
Oddio. Amato forse è dire troppo, diciamo il bel lungometraggio ecco.
A livello di trama è un bel film, molto tragico, ma perlomeno si distingue dal classico film americano in cui il buono ammazza tutti i cattivi (spesso ridotti a un unico genio del male, frutto della fantasia di qualche sceneggiatore drogato) e si prende all'incirca 143.302.123 medaglie al valore dopo aver distrutto mezza New York; qui invece l'unico eroe è il nostro Hud, novello cineamatore, che nel suo viaggio attraverso Manhattan registra le avventure di quella notte infernale.
Il punto più innovativo e speciale di tutta l'opera però è la regia sicuramente, dove le riprese in stile amatoriale rendono il film più accattivante e realistico, dato che si scende al livello più basso del punto di vista, la focalizzazione esterna: noi spettatori non sappiamo nulla di quello che succede, e non sappiamo tantomeno quello che pensano i protagonisti.
Tutto il film si basa su questo lato misterioso e nascosto, sul "ritrovamento" delle informazioni, che coincide con il ritrovamento della cassetta nel Central Park; mano a mano riusciamo a capire sia la psicologia dei personaggi sia lo scorrere storico degli avvenimenti, e questa visione porta a un film originale e complesso, diverso dal solito, particolare nelle scene e negli avvenimenti.
Ci comunica una sensazione di terrore ma anche di eccitazione, probabilmente molto meglio di qualsiasi documentario, poichè il patto con lo spettatore ci porta ad accettare il tutto come vero, e allo stesso tempo il realismo è confermato dalle riprese.

Trovo il film molto avanzato ed evoluto, capace di illuminare le persone, con gli ovvi riferimenti all'11 settembre e le ripetute citazioni di altre opere famosissime.
Complimenti al regista, un lavoro minuzioso che ha portato a un lungometraggio unico, che colpisce sicuramente chiunque lo veda.
Grazie alla sua elaborata storia, può scuotere anche gli inamovibili. Profondo, complesso e ben girato. Ottimo lavoro J.J.!

giovedì 21 febbraio 2008

La ragione

La ragione.
Che grande torto dell'essere umano, che complicazione inutile di una vita già per se fantasiosa e attorcigliata. Perchè un essere divino ci ha dotato di una virtù (o difetto?) così potente e astratto?
La ragione è qualcosa che nella vita moderna o si ha, o non si ha. Siamo piccole scialuppe disperse in un mare di follia, dove i nostri remi sono la ragione che ci fa sopravvivere. Ma allo stesso tempo, chi annega è uguale a chi si salva, perchè perde la ragione.
Sopravvivere o morire? perdere la ragione per raggiungere l'isola del dolore o per amore della follia? Chi ha ragione in fin dei conti, si fa carico di decisioni, scelte, sbagliate o corrette che siano, che alla fine porteranno inevitabilmente a una vita dolorosa.
Tieniti Dante il tuo inferno pieno di peccatori, il tuo paradiso riempito di anime pie che dedicarono la loro anima a un principio inesistente, tieniti Dante le tue pene di sofferenza e le tue beatitudini eterne, io non ne ho bisogno.
Datemi le ali della tranquillità e della conoscenza, desidero poter guardare dall'alto coloro che si scontrano, che combattono in nome del petrolio o della giustizia, per il loro dio o per la ricchezza sempiterna, alla conquista di terre lontane o alla ricerca di una cultura che poi disprezzeranno.
Desidero osservare nel cielo le genti che lottano per un pezzo di pane, quelle che si pongono sopra le altre nel nome di dio o della divinità del denaro, gli uomini e le donne che si scontrano per un ideale, quando quell'ideale non esiste più, quando le grandi azioni vengono dimenticate e la ragione è sostituita dalla forza bruta e dalla dialettica.
Voglio consolare gli spiriti persi nella pazzia, che nuotano senza meta, riunire il mondo sotto la bandiera della scienza, quella vera, consolidata da una congruenza filosofica quanto matematica, tanto letteraria quanto matematica.
La ragione ha preso il controllo, datemi le ali della calma per volare nel cielo, dove non esistono nè guerre nè opinioni nè false idee, create dalle persone per il puro controllo.
Il mondo non esiste, pura follia della ragione.
Riconsiderate le parole, analizzate i vostri testi sacri, bruciate le vostre enciclopedie e una volta tanto, amatevi.
Pensateci.
Nell'alto dei cieli, dove ora volo in compagnia di un Dio che non c'è.

lunedì 18 febbraio 2008

Lacrime d'amore, lacrime di coccodrillo

Come secondo tema, dopo la religione e quel miscuglio di frasi che ho postato, denominato "articolo", penso che un ottimo argomento su cui discutere sia l'amore.
E poi ho una storia da raccontare.

Non l'amore platonico, tantomeno un amore che riguarda me, nemmeno un amore per un argomento, come scusi, signore con la barba bianca laggiù? "zi, Amore per Dio"? Chiuda quella boccaccia e legga in pace; dicevo, un amore che riguarda due persone, che chiameremo per gioia dei palindromi Otto e Anna, un ragazzo e una ragazza che si amano, ma non lo sanno.

Sì. Il tema fondamentale è che non lo sanno. Parlando io come voce narrante, se avete studiato un minimo di narrativa, saprete che io sò più dei protagonisti. Non sono onniscente, ma in questa materia ci vado vicino ecco.
Otto ama Anna (viva le figure retoriche tristemente note), solo che non è sicuro. Potrebbe dichiararsi all'amata, ma un pò "ha paura" (parole testuali di Otto, di significato sconosciuto) e si preoccupa per cosa dovrà fare dopo, chessò, con quali ragazze potrà parlare, i limiti. Come gli ho già detto una volta, forse dovresti prima pensare al lato positivo, per quello negativo c'è tempo.

Anna ama Otto, ma chiaramente è la donna, e anche lei ha due ottime motivazioni per non manifestare il suo amore. La prima è che lei è la donna e giustamente dice che non vuole dirlo lei, perchè nella visione cavalleresca non è certo la donna a dichiararsi. Inoltre ammette che anche lei "ha paura", non saprebbe cosa fare dopo ed è confusa e stressata.

Ovviamente non me ne sono stato con le mani in mano, sono bastardo sì, ma di fronte a queste situazioni sono un pezzo di pane. Ho provato (e non da solo) ad aiutare i due innamorati, ma niente. Forse la paura, forse l'indecisione, li ha sbriciolati e con tutte le occasioni che hanno avuto non si sono mai detti nulla. Nulla. Continuano a vivere da ottimi amici e simil-amanti, ma niente di ufficiale.

Il lato sconcertante è anche che si lamentano (privatamente sia chiaro), dicendo che l'altro non si decide o che loro non hanno il coraggio, vorrebbero stare insieme ma non riescono, non possono.
A questo punto mi viene da dire: Lacrime d'amore o Lacrime di coccodrillo?

PS: la fine del racconto non c'è. Non sò come andrà a finire; se avete idee postate pure
PPS: qualsiasi commento pessimista, trucido o vagamente religioso verrà eliminato seduta stante. O un pò dopo.

Edit. Dimenticavo.

Otto: "Anna, io ti amo."
Anna: "Anche io."
Otto: "..."
Anna: "..."
Otto: "Ci baciamo?"
Anna: "Dopo."
Otto: "..."
Anna: "Scherzavo."