Welcome!

Minacce di VitaBuonasera, caro lettore o lettrice che perdi tempo su questo blog. Sarò sincero, devo ammettere che qui c'è veramente di tutto, da riflessioni esistenziali a invettive contro il sistema, dai cuori spezzati ai racconti più fantasiosi che io abbia mai scritto. In ogni caso, tutto questo sono io. Sotto tante facce. Potrei persino risultarti simpatico o tenero, ma la realtà è che, purtroppo, non me ne frega niente. Sono cinico, un pò stronzo, fedele solo alla mia morale, e non bado alla tua analisi psicologica. Non confondere la mia spiritualità e curiosità. Leggi e basta, sennò che diavolo di lettore saresti. Buona perdita di tempo.

mercoledì 10 febbraio 2010

fIorellino

L'aria fredda del mattino inondava l'aula 12 della facoltà di lettere e filosofia. Il professore tardava ad arrivare, le scritte sulla lavagna campeggiavano caotiche e fitte, come se il gesso da un momento all'altro fosse pronto a esplodere per dare un po' d'ordine e di pulizia.
In fondo alla sala, nella penombra, sedeva un uomo dall'aria attonita ma seriosa, al punto che lo studente in prima fila era quasi impaurito da quella ermetica figura, simile a un falco che mira la sua preda.
All'inizio non lo aveva notato, ma girandosi intorno ogni tanto, fra un ripasso e uno snack, il ragazzo si era stupito della sua immobilità, della sua fermezza. Col passare dei minuti gli altri scolari avevano iniziato a sedersi frai banchi, ma guardavano con altrettanto sospetto gli ultimi posti, e quell'uomo rimaneva indifferente, come una statua di marmo; e i suoi tratti non venivano nemmeno scalfiti dalla pioggia degli sguardi malevoli e diffidenti che i ragazzi gli lanciavano.
Lo studente in primo banco era a mano a mano sempre più curioso, eroso dal dubbio e dalle ipotesi, mentre nella sua mente prendevano vita le trame dei più incredibili episodi di C.S.I.
Il ticchettio delle lancette lo angosciava ogni secondo di più e così, cedendo alla sua brama di sapere, sconvolto dall'indifferenza di quell'essere, chiuse il quaderno di letteratura, scordò Boiardo, Ariosto e Tasso e con passo deciso e sostenuto si diresse verso di lui.
A poco a poco tutti cominciarono a confabulare e i loro occhi, pervasi da un misto di curiosità e orrore, lo fissarono turbandolo non poco; ma nulla poteva allibirlo più di quello che vide lì in fondo: lo sguardo vitreo del suo professore, con un piccolo foro nella tempia da cui grondava sangue, una pistola sul tavolo e un foglio con su scritto: "La lezione è finita."