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Minacce di VitaBuonasera, caro lettore o lettrice che perdi tempo su questo blog. Sarò sincero, devo ammettere che qui c'è veramente di tutto, da riflessioni esistenziali a invettive contro il sistema, dai cuori spezzati ai racconti più fantasiosi che io abbia mai scritto. In ogni caso, tutto questo sono io. Sotto tante facce. Potrei persino risultarti simpatico o tenero, ma la realtà è che, purtroppo, non me ne frega niente. Sono cinico, un pò stronzo, fedele solo alla mia morale, e non bado alla tua analisi psicologica. Non confondere la mia spiritualità e curiosità. Leggi e basta, sennò che diavolo di lettore saresti. Buona perdita di tempo.

martedì 13 maggio 2008

Il Caffè


Il vento fece sbattere le finestre, mentre il sole dirottava i suoi raggi sullo specchio del bagno, illuminando un ripiano stracolmo di creme, lozioni, colluttori muriatici e saponette al profumo di drago, interrotti da un lavandino circolare di colore bianco, oltre a numerose scatole, pacchettini e confezioni piene di medicine anti-stress, anti-vita e salva-noia, pronte ad essere ingerite o distribuite in bustine effervescenti e variopinte.
Poco più in là il riflesso, unito a un odore alquanto poco stimolante, si diffondeva nella camera da letto, dove i fotoni, ostacolati dalle molecole contenute nelle persiane, lentamente si rafforzavano per sconfiggere la difesa degli atomi e raggiungere la loro meta, un corpo semi-svenuto sdraiato su un comodo materasso.
Sollecitato dalle particelle, si oppose all'istinto primordiale di riaddormentarsi e aprì i suoi occhi, specchio dell'anima ma in quel caso rappresentavano molto meglio la sua stanchezza. O il suo terrore: una figura tanto angosciante quanto orribile (ed oltretutto produttrice di quell'odore) proiettava la sua ombra sul muro intaccato solo in parte dall'orda di fotoni spavaldi; tuttavia l'immagine a colori in tre dimensioni che antecedeva la parete era molto, molto peggio dell'ombra.
Rapidamente le tapparelle esplosero, i timpani si ruppero e la casa crollò.
Poco dopo un dolce odore di caffè giunse alle narici di Frank, imbrigliato nelle lenzuola, le quali non nascondevano il suo profilo poco ottimale. Con molto coraggio posò i piedi per terra, mentre con incredulità toccava la finestra e tirava su le tapparelle, ammirando il panorama di Parigi dal 4° piano dell'edificio. Ancora integro.
La vita tornava a scorrere nelle pareti, e mano a mano la luce prevaleva sulle tenebre, rivelando il colore giallignolo della stanza. Era già in bagno, dopo essersi sciacquato la faccia e avventurato nella giungla di tubetti e lozioni, che ormai coprivano anche le splendide maioliche bianche e turchesi di notevole prezzo. Le marche delle multinazionali erano riuscite, ancora una volta, a coprire un tripudio di artigianato.
Percorse il corridoio dove salutò i quadri, i quali ricambiarono molto amichevolmente, dirigendosi verso l'ultima barriera che lo separava da una sostanziosa colazione: la porta della Cucina. La tazza di caffè, tipicamente napoletano, di quelli stretti, emanava nella camera un'odore forte e vivo, come per rianimare una casa crollata di notte e rinvenuta con i primi bagliori del mattino.
Le porte a vetri erano aperte e conducevano nel balcone condiviso con la camera da letto. "Un bel balcone, così largo che mi domando se non sia quella la vera casa", aveva commentato una volta Edgard.
Edgard era il migliore amico di Frank da quella notte, scelto fra gli spiriti e estratto a caso dai pensieri contenuti nel cuscino. Era andato ad abitare con il francese immediatamente, pronto a mettersi alla prova con un essere umano, anche se non poteva evitare di ritenersi più saggio di qualsiasi forma di vita "intelligente".
A dispetto del nome, Edgard era un italiano doc, dotato di numerose conoscenze tecniche, scientifiche e letterarie, esperto di cucina e, naturalmente, vero maestro del "Caffè Stretto". La convivenza forzata fu presto accettata da Frank, che ormai condivideva con Edgard i suoi pensieri, i suoi sogni, le sue idee politiche e non, riflessioni sull'aldilà (poco tollerate dallo spirito) e commenti liberi sulle notizie quotidiane.
Una sorta di assistente personale disponibile 24 ore su 24 e, soprattutto, così privato da essere visibile solo a lui.
- Sai Ed, - così lo chiamava Frank - questa notte ho fatto un sogno. Un'ombra (tema ricorrente, osservò acutamente l'italiano) si stagliava sul muro e poco dopo la sua vista, catastroficamente orripilante, il mondo finiva. -
- Beh, - cominciò Edgard - non è un sogno così strano. E' probabile che il mondo più prima che poi finisca, e non è detto che tu non ci sarai quel giorno -
- Ma quella figura era così strana, perchè ha scelto me? - Insistette Frank.
- Forse non ti ha scelto, forse non è nulla, forse è un presagio o forse avevi mangiato troppo ieri sera - Commentò filosoficamente l'amico.
- Comincia a studiare un pò di arte culinaria, così qualche causa la eliminiamo - Disse ironicamente il francese.
Edgard lo guardò minacciosamente, ma il suo coltello da cucina tagliava solo le carote e rapidamente sul suo viso tornò lo sguardo allegro di sempre. L'altro continuò a sorseggiare il caffè, poco alla volta, alternando la lettura di qualche notizia di cronaca alla critica di varie pubblicità.
Un altro giorno era iniziato, il sole splendeva sulla capitale della Francia e le pulsazioni al minuto di Frank erano aumentate di numerose unità.

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