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Minacce di VitaBuonasera, caro lettore o lettrice che perdi tempo su questo blog. Sarò sincero, devo ammettere che qui c'è veramente di tutto, da riflessioni esistenziali a invettive contro il sistema, dai cuori spezzati ai racconti più fantasiosi che io abbia mai scritto. In ogni caso, tutto questo sono io. Sotto tante facce. Potrei persino risultarti simpatico o tenero, ma la realtà è che, purtroppo, non me ne frega niente. Sono cinico, un pò stronzo, fedele solo alla mia morale, e non bado alla tua analisi psicologica. Non confondere la mia spiritualità e curiosità. Leggi e basta, sennò che diavolo di lettore saresti. Buona perdita di tempo.

martedì 20 gennaio 2009

Risveglio

Sempre la solita storia
Capitolo II
"Risveglio"

La luce dell'alba passava per i vetri ormai asciutti e risvegliava la stanza dal sonno notturno. I raggi più potenti raggiunsero Tom e gli fecero aprire gli occhi tempestivamente: tutto sotto controllo nell'ufficio, il ventilatore era rimasto acceso tutto il tempo e la porta cigolava ancora. Intontito si alzò con calma mentre sistemava con le mani i suoi capelli arruffati e scomposti. Dopo pochi passi entrò nel bagno e guardandosi allo specchio si accorse che era tempo di radere di nuovo la sua barba, ormai spessa 2-3 centimetri: dieci minuti furono sufficienti. Subito dopo si vestì, jeans e camicia celeste, con sopra un'elegante giacca nera che si abbinava bene al suo lungo giubbotto dello stesso colore.
Prese di nuovo le foto in mano e annotò su ognuna di esse il numero mostrato sul monitor, facendo attenzione a segnare bene le cifre. Poi spense tutto, compreso il ventilatore; passò la porta dello studio e, attraversato il corridoio poco illuminato, uscì lasciandosi alle spalle la porta di casa.
Nella tromba delle scale la luce era più forte per via dell'ampio lucernario che si trovava sul tetto; i gradini bianchi decrepiti e molto antichi conferivano al luogo un'aria molto angusta e tetra, ma Tom era abituato e non ci badava più di tanto. Rapidamente scese, saltando agilmente gli ultimi cinque scalini.
La porta dell'edificio era altrettanto cupa e portava alla stessa strada che si poteva vedere dalle vetrate dello studio. Numerosi palazzi si ergevano maestosi ai bordi di quella via, mentre poco più avanti, sperso fra tanto cemento, sorgeva un piccolo parco, l'"Urcwasser Official Meason Park", ricco tuttavia di comode panchine corredate di barboni ubriachi.
L'aria fredda investì il detective impetuosamente, ma il suo cappotto lo proteggeva ottimamente dal gelo invernale; con un gesto si coprì il capo e iniziò a camminare verso l'Urcwasser, con le foto nella tasca interna e i numeri fissi nella sua mente.
I suoi passi solitari sul marciapiede cominciarono ad essere accompagnati mano a mano che il sole sorgeva e svegliava gli abitanti della metropoli; i palazzi si svuotavano e la gente si riversava in strada, ognuno verso la propria meta quotidiana. Il traffico cominciava a mostrare i primi segni di stress, quali ingorghi sparsi e parcheggi carenti, mentre le luci notturne si spegnevano mentre si alzavano le saracinesche di negozi di ogni tipo.
Lungo la sua strada, Tom notò diversi negozi aperti da poco e salutò timidamente i proprietari con un cenno, ma non poteva fermarsi, l'appuntamento era già fissato per le 6:50: un minuto di ritardo gli sarebbe costato caro.
Puntualmente arrivò al parco e, oltrepassato l'imponente cancello d'entrata, percorse il viottolo fino ad una panchina, quasi nascosta, situata dietro un grande albero. Si sedette abbastanza goffamente.
Da poco lontano saltò fuori un altro individuo, completamente vestito di nero con un berretto di lana del medesimo colore. Si sedette anche lui, affianco all'investigatore, e con voce fredda e decisa disse: "Sempre qui, amico. Anche questa volta ti costerà caro, il mercato non è più quello di una volta". Con sicurezza Tom rispose: "Non ne dubitavo. Però mi serve entro domani sera".
"Va bene, va bene. Dammi la foto." Fu la risposta; l'investigatore prese la foto del più losco fra gli otto, Nikolai Vodaric. "Mh, devo chiedere al capitano. Gli archivi di polizia sono sempre più difficili da consultare per i criminali esteri.".
"Sono sicuro che farai un ottimo lavoro", rispose Lankster con un sorriso stampato sulla faccia.
Si alzò, salutò rapidamente il poliziotto e con passo sicuro si allontanò verso il centro dell'Urcwesser.

1 commento:

LittleGirl ha detto...

Ma come fai a scrivere storie del genere?? Non smetterò mai di chiedermelo!! Complimenti Leo!!