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Minacce di VitaBuonasera, caro lettore o lettrice che perdi tempo su questo blog. Sarò sincero, devo ammettere che qui c'è veramente di tutto, da riflessioni esistenziali a invettive contro il sistema, dai cuori spezzati ai racconti più fantasiosi che io abbia mai scritto. In ogni caso, tutto questo sono io. Sotto tante facce. Potrei persino risultarti simpatico o tenero, ma la realtà è che, purtroppo, non me ne frega niente. Sono cinico, un pò stronzo, fedele solo alla mia morale, e non bado alla tua analisi psicologica. Non confondere la mia spiritualità e curiosità. Leggi e basta, sennò che diavolo di lettore saresti. Buona perdita di tempo.

martedì 3 novembre 2009

Il gatto che mette il pomodoro dove non deve

Ci sono dei dietro le quinte nella monotonia di ogni giorno che a volte, quando li prendo in considerazione da soli, isolati dal contesto, riescono a stupirmi. E la cosa che mi sconvolge di più è sicuramente l'uso delle parole, la combinazione delle frasi l'uso accurato delle allitterazioni e della fonetica per produrre espressioni geniali, assurde.
Solitamente tuttavia, le frasi sono giudicate per il loro significato più che per il loro suono, com'è giusto che sia: classici sono gli esempi, che saranno capitati più o meno a tutti, dei giochi che consistono nel ripetere a lungo una parola fino a non vederne più il senso, o gli accostamenti di parole che portano a uno sconvolgimento di significato ripetendoli fino alla nausea.

Ogni tanto però è bello anche vedere le parole per quello che sono, accostamenti di segni e fonemi, un gioco di vocali e consonanti, di immagini evocate che possono essere accostate nella mente nei modi più improbabili e magari divertire, rallegrare.
Pensate a questa frase: "Il gatto che mette il pomodoro dove non deve", non so, ha un senso sì, ma è ovviamente una frase impossibile, inutile. Ma porta quasi un sorriso, il cervello esce dagli schemi, almeno il mio.
Sì ho una fantasia elastica, ma mi è sempre piaciuto così, un pò bambino senza limiti di età.

Ecco, io mi immagino un gatto umanizzato, sapete, in piedi e con le manine, che cammina con le zampette stile gabbianella e il gatto (il film chiaramente, o la copertina del libro se avete presente), e prende in mano questo pomodoro tutto stilizzato, ma che ovviamente si distingue chiaramente: a questo punto, la scena clue è quella del pomodoro che entra in una specie di cassetto di una scrivania assente, secondo un'animazione variabile, tipo un lancio da giocatore di baseball o un movimento furtivo alla dungeons&dragons, e il gatto che sospettosamente si guarda in giro, per poi fuggire.
Ovviamente si susseguono visi sempre diversi, a volte con contorni netti a volte con occhi da fumetto, ma è il bello del pensiero.

In fin dei conti quell'attimo in cui ho realizzato tutto ciò mi sono sentito meglio.
Senza motivo più o meno, un pò per il sorriso strappato, un pò per il cervello impegnato, un pò per i ricordi smossi, ma mi sono sentito meglio.
Basta poco a volte, già.

1 commento:

Injo ha detto...

M'aspettavo se lo mettesse nel culo, il pomodoro. È finita bene, invece.