Come tutte le sere, Kevin Veiller si aggirava per i corridoi del laboratorio sotterraneo del Cern. Aveva appena finito il suo turno di ricerca e si preparava a tornare a casa. Il freddo invernale lo attendeva nella sua automobile, sulla via che lo avrebbe portato a Ginevra, sull'uscio della porta, nell'abitazione piena di solitudine.
Così, come abitualmente faceva, esplorava il labirintico laboratorio, trovando nuove porte, salutando vecchi amici e conoscendo nuovi scienziati, tecnici e collaboratori. Un passatempo che gli aveva sempre dato tante gioie e aveva riempito di emozioni il suo cuore vuoto e crudo.
Tuttavia quella sera c'erano meno persone, probabilmente perché era la vigilia di Natale. Accompagnato dal silenzio dei suoi passi, Kevin giunse ad una porta, sulla quale vi era iscritto: "Ricerca e Sviluppo LHC". Tutti parlavano del Large Hadron Collider al Cern, così, spinto dalla curiosità che lo sosteneva sempre, lo scienziato prese il suo tesserino magnetico e entrò nella sala. Quanti fogli, quante carte, quanta ricerca. Tutto per il bosone di Higgs, per la scoperta della vita, avvicinarsi a Dio forse? O solo allontanarsene prostrandosi a un buco nero? Questo Veiller non lo sapeva e forse non l'avrebbe mai saputo.
Appunti sparsi su un'opera divina, troppo magari. Una strana sensazione pervase la sua mente, tutte in una volta le emozioni si liberarono nel suo corpo: un pensiero gli balenò in testa. Uscì dalla porta, saltò in macchina e si diresse verso la periferia di Ginevra.
L'orologio digitale segnava le 23 e 39; era ancora in tempo.
23 e 58: non ricordava così la casa dei genitori. Entrò. Quanti anni che non si faceva vedere!
E poteva forse nel cuore del padre e della madre essere più importante il bosone di Higgs, Dio e la creazione, oppure il semplice ritorno del figlio?
Kevin per la prima volta celebrò il natale a casa, dopo interminabili anni di assenza. E fu più felice così. Semplicemente.
Così, come abitualmente faceva, esplorava il labirintico laboratorio, trovando nuove porte, salutando vecchi amici e conoscendo nuovi scienziati, tecnici e collaboratori. Un passatempo che gli aveva sempre dato tante gioie e aveva riempito di emozioni il suo cuore vuoto e crudo.
Tuttavia quella sera c'erano meno persone, probabilmente perché era la vigilia di Natale. Accompagnato dal silenzio dei suoi passi, Kevin giunse ad una porta, sulla quale vi era iscritto: "Ricerca e Sviluppo LHC". Tutti parlavano del Large Hadron Collider al Cern, così, spinto dalla curiosità che lo sosteneva sempre, lo scienziato prese il suo tesserino magnetico e entrò nella sala. Quanti fogli, quante carte, quanta ricerca. Tutto per il bosone di Higgs, per la scoperta della vita, avvicinarsi a Dio forse? O solo allontanarsene prostrandosi a un buco nero? Questo Veiller non lo sapeva e forse non l'avrebbe mai saputo.
Appunti sparsi su un'opera divina, troppo magari. Una strana sensazione pervase la sua mente, tutte in una volta le emozioni si liberarono nel suo corpo: un pensiero gli balenò in testa. Uscì dalla porta, saltò in macchina e si diresse verso la periferia di Ginevra.
L'orologio digitale segnava le 23 e 39; era ancora in tempo.
23 e 58: non ricordava così la casa dei genitori. Entrò. Quanti anni che non si faceva vedere!
E poteva forse nel cuore del padre e della madre essere più importante il bosone di Higgs, Dio e la creazione, oppure il semplice ritorno del figlio?
Kevin per la prima volta celebrò il natale a casa, dopo interminabili anni di assenza. E fu più felice così. Semplicemente.
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