Era notte. Il cielo nero nascondeva le stelle, piccoli brillantini nello spazio, sovrastati dalla maestosa luminosità della preziosa corona provocata dall'eclissi solare. Milioni di telescopi puntavano il meraviglioso fenomeno che affascina l'umanità da secoli e secoli; eppure Frederick, quel giorno, non degnò di uno sguardo la volta celeste.
Aveva preferito rimanere chiuso in casa, evitando di guardare la volta celeste, estraniandosi dal mondo intero, fuori dall'illusione collettiva. Il ricordo della morte di Clara ricorreva, ad ogni anniversario, nella sua testa: così da dieci anni, non era mai riuscito a staccarsene.
Neanche quell'evento straordinario lo consolava, preferiva concentrarsi sul suo dolore.
L'angoscia devastava il suo cervello, la rabbia percorreva i suoi muscoli contratti e le lacrime inondavano il volto, riempendo gli zigomi scavati e le guance secche. Non poteva sopportarlo, non più. Aprì la finistr del 9° piano, guardò per l'ultima volta il cielo e si tuffò.
Solo in quel momento, in quell'istante, capii. Aveva perso la partita col mondo. Così, morì.
Al suo funerale, giunsero tutti i suoi cari. E gli amici, le vecchie conoscenze, i compagni di viaggio, di studio. Tutti quelli che avrebbero potuto dargli la felicità che aveva sempre cercato. Ma se ne era accorto troppo tardi.
Neanche quell'evento straordinario lo consolava, preferiva concentrarsi sul suo dolore.
L'angoscia devastava il suo cervello, la rabbia percorreva i suoi muscoli contratti e le lacrime inondavano il volto, riempendo gli zigomi scavati e le guance secche. Non poteva sopportarlo, non più. Aprì la finistr del 9° piano, guardò per l'ultima volta il cielo e si tuffò.
Solo in quel momento, in quell'istante, capii. Aveva perso la partita col mondo. Così, morì.
Al suo funerale, giunsero tutti i suoi cari. E gli amici, le vecchie conoscenze, i compagni di viaggio, di studio. Tutti quelli che avrebbero potuto dargli la felicità che aveva sempre cercato. Ma se ne era accorto troppo tardi.
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